20 novembre 2017

Everything at once, Lisson Gallery – Londra

di redazione

Everything at once, Lisson Gallery - Londra

Lo predisse John Cage nell’ormai lontano 1966 nella sua lettera all’editore del Village Voice, controbattendo la tesi del Maestro Eccardo, uno dei più importanti teologi e filosofi del Medioevo Cristiano, affermando che nell’epoca in cui tutto accade contemporaneamente, “le nostre anime sono opportunamente elettroniche, attente a tutto”.

Prende le mosse proprio da questo pensiero “Everything at once”, la mostra curata da Greg Hilty e Ossian Ward della Lisson Gallery, in collaborazione con The Vinyl Factory, agli Store Studios di Londra fino al 10 dicembre prossimo, una ricognizione sul cambiamento delle condizioni dell’esistenza nell’epoca post moderna attraverso i lavori di 24 artisti, giovani e storicizzati, che hanno collaborato con la galleria negli ultimi 50 anni.

Anish Kapoor crea un’esperienza effimera di percezione spaziale attraverso l’enorme scultura At the Edge of the World II, 1998: faccia a faccia con il mondo l’uomo si sente disorientato, smarrito, costretto a rimanere in uno status di eterna incomprensione rispetto a quanto si cela dietro la profonda cavità del pianeta.

La parete nuda della sala al piano terra di questo edificio, magnifico esempio di archeologia industriale, è quasi del tutto occupata da Odissey, un disegno su carta di Ai Weiwei del 2016: un lunghissimo fregio, ispirato all’immaginario greco ed egizio che entra in dialogo con un tronco d’albero senza radici, ad evocare i tempi degli “spostamenti”, ovvero delle migrazioni, del conflitto e dell’alienazione.

Nell’epoca della comunicazione incessante in cui il valore di ogni gesto è transitorio, diventa spiazzante la ricerca poetica dell’hic et nunc di Marina Abramovic nel video Freeing the Voice, 1975, nel quale l’artista urla fino a perdere la voce.

Interrompe questo percorso concitato il silenzio religioso dell’ambiente che ospita i due lavori di Lee Ufan, una sorta di cappella tutta bianca che offre al visitatore uno spazio per la contemplazione.

Drammatico il linguaggio di Ryan Gander, giovane artista inglese, che riproduce attraverso le sculture gli studi sociologici di Erving Goffman’s in riferimento all’uso del teatro e delle sue pose come studio delle interazioni sociali.

A chiusura di tutta la mostra, concettualmente palindroma, un’installazione di Susan Hiller: Channels, 2013 è una collezione monumentale di 104 tv analogiche che trasmettono in lingue diverse i racconti di persone che hanno provato l’esperienza della morte dove mito, verità, false convinzioni e delusioni influenzano la nostra cultura attorno ad uno dei concetti ancora oggi più misteriosi.

Maria Marinelli

Everything at once
Lisson Gallery, Londra (Store Studios, The Strand)
fino al 10 dicembre 2017
MARINA ABRAMOVIĆ – AI WEIWEI – ALLORA & CALZADILLA – ART & LANGUAGE –
CORY ARCANGEL – TONY CRAGG – RICHARD DEACON – NATHALIE DJURBERG & HANS BERG –
CEAL FLOYER – RYAN GANDER – DAN GRAHAM – RODNEY GRAHAM – SUSAN HILLER –
SHIRAZEH HOUSHIARY – ANISH KAPOOR – LEE UFAN – RICHARD LONG – HAROON MIRZA –
TATSUO MIYAJIMA – JULIAN OPIE – LAURE PROUVOST – WAEL SHAWKY – LAWRENCE WEINER – STANLEY WHITNEY

Video: Skymindvideos

Insta: @skymindvideos

Music by: soundcloud.com/imbizzi

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