Incentrato sulle ricerche e sulle sperimentazioni dei videoartisti internazionali più interessanti, 24vids è la prosecuzione, lungo altre coordinate geografiche, di 52vids, progetto presentato da exibart e Ibrida, Festival delle Arti Intermediali nato nel 2015, curato da Vertov Project e dedicato alla cultura della video arte e alla sperimentazione visiva. Per questo nono appuntamento, presentiamo Extimacy, opera realizzata da Lisi Prada, nel 2016.
Lisi Prada, biografia
Lisi Prada è un’artista visiva di base a Madrid. Vicina alle posizioni dell’Art Povera, nel suo lavoro creativo è interessata a un equilibrio tra ricerca concettuale e sensoriale, tra etica ed estetica, usando risorse minime contro l’empowerment di macchine perfette. Prada utilizza anche la versatilità linguistica come risorsa per esprimere più livelli simultanei di significato. Al suo attivo ha varie mostre personali nelle gallerie spagnole, ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha partecipato a varie collettive, proiezioni e festival in oltre 50 Paesi.
Extimacy x 24vids
«Extimacy mostra il mio modo di lavorare, le mie motivazioni, i miei obiettivi e cosa penso dell’impatto delle mie opere nella società, ovvero le domande poste dal programma ARTS AND SOCIETY di Mémoire de l’Avenir per l’Anno internazionale della comprensione globale – IYGU, del Consiglio Internazionale di Filosofia e Scienze Umane e UNESCO, svoltosi a Liegi, nel 2017», ci ha spiegato l’artista. «Ciò che mi motiva è un bisogno e un desiderio; qualcosa legato alla verità e alla bellezza. Un’azione e una passione. Un impegno attivo e una donazione: “Tutto avviene attraverso il dono e la cattura”, afferma Deleuze», così Prada nel video.
«Lavorare per amore dell’arte? Come diceva Flaubert — lo cita Bourdieu ne “Le regole dell’arte” —, “lo trovo bene (o faccio finta di trovarlo giusto), perché non vedo che rapporto ci sia tra una moneta e un’idea”. Per quanto riguarda i miei obiettivi, mi occupo di questioni sociali, disuguaglianza, povertà, violenza di genere, identità, esclusione, ecologia, contrasti tra natura e cultura…riflessioni sull’immagine stessa e sull’eccesso di immagini. La mia lingua non è narrativa. Il mio lavoro è più vicino al linguaggio poetico, non per raccontare ma per dire, dall’astrazione al video saggio. Cerco di cogliere le espressioni a colpo d’occhio in un modo etico e personale di vedere, pensare e sentire, cercando di riflettere il mondo e riflettendo su di esso e sul nostro tempo».
«Il mio lavoro è stato proiettato in più di 40 Paesi sia nei templi dell’Arte e della Cultura che in spazi artistici alternativi, ma è difficile conoscerne l’impatto e, come dice Jorge Oteiza, “Cosa trasforma veramente l’artista mentre si evolve, trasforma e completa i suoi linguaggi, è se stesso, ed è questa persona trasformata dall’arte, che dalla sua vita può trasformare la realtà».