18 febbraio 2021

52vids x Ibrida: #14 Elena Bellantoni, CORPOMORTO

Ibrida, Festival di Arti Intermediali, presenta 52vids, una selezione di opere audiovisive, in esclusiva per exibart: #14 Elena Bellantoni, CORPOMORTO

di Redazione

52vids x Ibrida: #14 Elena Bellantoni, CORPOMORTO

52vids è il nuovo progetto di exibart e Ibrida, Festival delle Arti Intermediali nato nel 2015, curato da Vertov Project e dedicato alla cultura della video arte e alla sperimentazione visiva. Per questa 14ma puntata, presentiamo CORPOMORTO, video di Elena Bellantoni, realizzato nel 2020.

«In questa serie troverete opere audiovisive di videoarte, videoclip, estratti di film ed estratti di video performance. La selezione targata Ibrida Festival fotografa uno spaccato importante degli artisti italiani contemporanei, che adoperano prevalentemente il mezzo audiovisivo, attraverso un processo conscio e inconscio di ibridazione dei linguaggi», spiegano Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, videoartisti, film maker e direttori artistici di Ibrida. «Più che di videoarte, quindi, parliamo di video d’artista. Una sfera di codici eterogenei che attraversano la video performance, animazione, video danza, post internet art, post social media art, found footage e altro ancora. Uno spaccato unico e multiforme di quello che sta succedendo in Italia negli ultimi anni, nel campo della sperimentazione audiovisiva».

Francesca Fini – VANITAS VANITATUM, ET OMNIA VANITAS, Ibrida Festival 2020

Ibrida si svolge nell’ambito di diverse giornate, solitamente a fine aprile, a Forlì, con spettacoli live, proiezioni, istallazioni, incontri e workshop. Ogni edizione gode di una collaborazione con festival italiani e internazionali, per divulgare le produzioni e le ricerche più recenti nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale.

52vids x Ibrida: Elena Bellantoni, CORPOMORTO

Nata nel 1975, Elena Bellantoni vive e lavora a Roma. Si laurea in Storia dell’Arte Contemporanea e nel 2007 ottiene un MA in Visual Art al WCA University of Arts London. La sua ricerca artistica riflette sui concetti d’identità e alterità attraverso dinamiche relazionali che utilizzano il linguaggio e il corpo come strumenti di interazione, spaziando tra il video, la fotografia, la performance, il disegno e le installazioni.

Tra le residenze: 2019 Beo_Project, Belgrado; 2017 The Subtle Urgencies, Fondazione Pistoletto – ArtHouse, Biella-Scutari; 2016, Soma Mexico Residency, Mexico City. Nel 2018, il con progetto On the Breadline, è tra gli artisti vincitori della IV edizione dell’Italian Council presentato con un Focus al MAXXI di Roma nel 2019. Il progetto Ho annegato il Mare è selezionato nella sezione Collateral Events di Manifesta12.

Collezioni pubbliche e private: Collezione del Ministero Affari Esteri La Farnesina, Collezione Istituto Centrale per la Grafica, Fondazione Pietro ed Alberto Rossini; i suoi lavori sono presenti nell’Italian Area Contemporary Archive di Viafarini, Milano.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Elena Bellantoni (@ele.bellantoni)

«Con CORPOMORTO ho pensato di scegliere la prospettiva dal mare per “buttare” un ancoraggio, gettare l’ancora o un corpo morto implica sia uno sforzo fisico che simbolico ovvero quello del gettarsi», ci ha raccontato l’artista. «Buttare, lanciare… sono tutti sinonimi che sottolineano questa dimensione del coraggio di immergersi ed attraversare il mare. In questa tensione, in questo gioco-forza nasce Corpomorto. Ho deciso di lavorare sul concetto di corpo morto – parola presa in prestito dal linguaggio marinaresco – producendo delle lettere galleggianti in polistirene espanso che diventano dei punti di ancoraggio per i corpi morti in cemento gettati in fondo al mare nella baia vicino al porto di Tricase, in Puglia», ha continuato Bellantoni.

«Mi interessano gli aspetti linguistici di questi elementi marinari: la parola corpo-morto che evidenzia con il peso del cemento la presenza di molti corpi morti nei nostri mari, la parola an-coraggio sottolinea l’azione di buttarsi, il coraggio di avvicinarsi ed attraccare per raggiungere la terra ferma. Il linguaggio diventa un salvagente un luogo su cui potersi appoggiare, tutte le lettere – che butto in acqua attraverso un’azione performativa – sono di colore arancio intenso lo stesso dei giacchetti di salvataggio usati in mare. I corpi morti, in fondo al mare, riportano come un riflesso la stessa scritta che affiora a pelo d’acqua: ancora corpo morto tra cielo e terra coraggio, da questo gioco di parole emerge un monito di natura poetica-politica che arriva da lontano.

Echeggia qui la visione fenomenologica del mondo e del saper vedere attraverso le cose del filosofo francese Merleau-Ponty, che nell’estate del 1960 scrive il suo ultimo saggio prima di morire L’occhio e lo spirito: “quando vedo attraverso lo spessore dell’acqua le piastrelle sul fondo della piscina, non vedo malgrado l’acqua ed i riflessi, le vedo proprio attraverso essi, mediante essi”. Attraverso l’acqua la carne del mondo emerge, la visione prende forma e come in una relazione chiasmatica tra cielo e terra, il corpo morto reclama il suo essere al mondo tramite la forma del linguaggio», ha concluso l’artista.

Iscriviti al canale