La street art è la forma d’arte più popolare, accessibile, destinata alle masse. Ma decenni prima di Banksy, e prima che questo fenomeno culturale guadagnasse un ruolo nel panorama della creatività contemporanea, erano pochi coloro che si misuravano con la pittura sulle grandi pareti dei palazzi, pochi quelli a cui è stato riconosciuto un ruolo nella storia dell’arte. Forse solo uno: Keith Haring. Il documentario di Ben Anthony, prodotto da BBC, “Keith Haring: street art boy”, che Art Night propone venerdì, 19 febbraio, alle 21.15 su Rai5, rivela perché, 30 anni dopo la sua morte per una malattia correlata all’AIDS, a soli 31 anni, il suo lavoro domina ancora la cultura popolare.
Nel giugno 1986, Andy Warhol scattò una fotografia, oggi famosa, di un gruppo di giovani in città a New York. Non erano i soliti festaioli di tutti i giorni, ma alcuni dei più grandi innovatori e creativi dell’epoca, tutti miracolosamente catturati in un unico fotogramma. La foto mostra l’artista Jean-Michel Basquiat, che indossa un abito e fissa impertinente l’obiettivo, alla sua sinistra c’è la pioniera dell’Afrobeat Fela Kuti, la modella e cantante Grace Jones, zigomi e sguardo duro, immersa in una conversazione con un uomo le cui sopracciglia sono comicamente alzate: l’artista statunitense Keith Haring.
Le sue allegre immagini dei cartoni animati di bambini che gattonano, cani che abbaiano e uomini danzanti erano ovunque sui muri, sui cartelloni pubblicitari e nelle gallerie. Per qualche tempo, un bambino di Haring ha persino illuminato Times Square. Il documentario mostra filmati inediti dagli archivi della Haring Foundation ripercorrendo la vita e l’opera di questo eccezionale artista. Le parole e i racconti dei familiari, degli amici artisti e curatori si intrecciano con la voce dello stesso Haring tratta da un’intervista inedita. Il film è un’immersione nella scena underground della New York degli anni Ottanta, dove Haring è stato promotore di un’arte accessibile a tutti, composta da un vocabolario figurativo che è diventato ed è tutt’oggi un’icona globale, e che ha trovato nello spazio pubblico il suo luogo di esposizione.
Il documentario ci mostra il suo rapporto con personaggi quali Andy Warhol e Madonna, la creazione del suo pop shop, il progetto di un enorme banner realizzato nel 1986 assieme agli adolescenti dei quartieri disagiati di New York, ma anche il dramma dell’AIDS che irrompe a metà anni Ottanta e che oltre alla vita di Haring porterà via anche quelle di numerosi amici.
A seguire, Art Night propone il documentario “Muri e murales”, di Antonio Demma, produzione Deriva Film, che racconta la street art a Roma, con le opere d’esordio e le interviste di giovani che oggi sono artisti affermati sulla scena internazionale.
Art Night è un programma di Silvia De Felice e di Massimo Favia e Marta Santella. Regia di Andrea Montemaggiori.