Colpo di fulmine? Non proprio, perché tra il notaio Vittorio Gaddi e l’arte il sentimento è fiorito poco alla volta, nel corso di un «lungo corteggiamento». Insomma, è vero che il collezionismo è una passione ma, in alcuni casi, si può accendere anche in maniera graduale e, nel caso specifico, ha radici lontane. «Ho cominciato a seguire l’arte perché mia mamma era un pittrice dilettante», rivela Gaddi a Giulia Borri e Federico Bartolini, colleghi di collezionismo. Per capire come da questo sfondo famigliare si sia arrivati a una collezione di più 400 opere realizzate dagli artisti più influenti e rappresentativi del contemporaneo, non rimane che vedere l’ultimo episodio di The collectors.chain, format video presentato da Art Defender, nato da un’idea di Claudio Centimeri e realizzato con la collaborazione di Rischa Paterlini, con il sostegno di Banca Patrimoni Sella & C..
Fondata nel 2008 come piattaforma di servizi integrati per i collezionisti d’arte e di beni di pregio, Art Defender si è consolidata negli anni come l’unica realtà di riferimento sull’intero territorio nazionale per una gestione olistica delle collezioni, dalla logistica alla custodia, dalla conservazione al restauro, dalla pianificazione patrimoniale ai servizi digitali più moderni, come per The Vault, il primo caso al mondo di caveau digitale.
Dunque, proseguendo il modello di impresa alla sua base, quello di una piattaforma di aggregazione rivolta agli operatori dell’arte, obiettivo di The collectors.chain è dare forma a una community coesa e identificata intorno a una passione comune, per ampliare il territorio delle relazioni, una necessità che, oggi, ha acquistato ulteriori sfumature di significato. A raccontarsi a tutto tondo, sono alcuni tra i più influenti e raffinati collezionisti d’arte italiani, che ci aprono le porte delle loro case, per svelare le loro passioni, il loro lavoro, gli avvenimento più curiosi e interessanti che riguardano la formazione della loro collezione.
The Collectors.Chain #5: la parola a Vittorio Gaddi
Per questo quinto appuntamento, si rimane tra le verdi colline della Toscana, con Giulia Borri e Federico Bartolini che, dopo essersi raccontati nel corso della quarta puntata ad Andrea e Fabio Fustinoni, raggiungono – via tablet – Vittorio Gaddi. «Comprai le prime due opere di Giò Pomodoro ma non sapevo che poi sarebbe diventata una collezione. Sapete com’è, l’appetito vien mangiando», confida Gaddi a Borri e Bartolini, in confronto in cui si incontrano le generazioni del collezionismo.
Notaio, di base a Lucca, Gaddi avviò la “Collezione Nunzia e Vittorio Gaddi” nei primi anni ’90, virando poi le sue scelte verso l’arte contemporanea internazionale. A oggi, la sua collezione comprende circa 400 lavori, di artisti come Olafur Eliasson, Carsten Höller, Wade Guyton, esposti tra musei e istituzioni in Europa e negli Stati Uniti, oltre che nella sua elegante dimora in stile Art Nouveau e in due casolari in campagna.
E per il prossimo anello di The collectors.chain, Vittorio Gaddi intervisterà la Signora dell’arte di Torino, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.