Galleria Carlo Orsi celebra Antonio Canova, scultore universale e celebrato ai suoi tempi come “classico-moderno” con la mostra “Capolavori di Canova. Un omaggio nel bicentenario della morte”, unico evento che Milano dedica al grande artista nell’anniversario della sua scomparsa, avvenuta a Venezia il 13 ottobre 1822.
La mostra, curata dal professore e storico dell’arte Fernando Mazzocca, intende rappresentare il particolare rapporto tra Canova e Milano, caratterizzato da grandi progetti rimasti irrisolti. Per Milano, infatti, lo scultore avrebbe dovuto eseguire il Perseo Trionfante e il Napoleone come Marte Pacificatore per il progetto del Foro Buonaparte (mai realizzato), ed il gruppo marmoreo di Teseo che sconfigge il centauro: nessuna di queste sculture arrivò mai al capoluogo milanese.
L’esposizione intende essere una sorta di risarcimento attraverso una serie di opere e sculture ora conservate nel capoluogo lombardo. Il centro della mostra è rappresentato da uno dei più bei modelli in gesso esistenti di uno dei capolavori di Canova, il gruppo di Venere e Adone (1794). La versione in marmo era stata realizzata per il marchese Berio di Napoli e oggi si trova nel Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra. Accanto a tale modello in gesso sono affiancati due disegni conservati ai Musei Civici di Bassano (un disegno con Venere vista da tergo con il cane, preparatorio per la scultura con Venere e Adone e il disegno raffigurante Due figure femminili nude, di cui l’una seduta e vista di schiena, e l’altra andante di profilo con le braccia incrociate sul petto). La mostra continua nella fortuna dell’immagine di Canova, rappresentato in due celebri ritratti dal milanese Andrea Appiani e dal grande maestro inglese Thomas Lawrence, da sempre legato a Canova.
Lo studio dello scultore a Roma è rievocato da un grande dipinto di Giuseppe Borsato, accanto al quale è collocata una Veduta ideale dal medesimo artista. Tra le opere in esposizione spicca l’Erma di Domenico Cimarosa, versione del celebre busto onorario di Domenico Cimarosa conservato alla Protomoteca Capitolina. Quest’opera veniva ricordata nel Catalogo cronologico delle opere di Antonio Canova pubblicata da Cicognara, dove era indicata come un busto eseguito nel 1822 come regalo dello scultore al cardinale Consalvi. Il busto di Cimarosa, da cui l’erma è derivata, firmato e datato 1808, venne collocato nella serie delle effigi degli uomini illustri del Pantheon: Canova, infatti, come ispettore per le Belle Arti a Roma riaffermò con vigore la tradizione ripresa nel Settecento di collocare all’interno del tempio romano i busti dei grandi italiani, poi trasferiti al pianterreno del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio. Il busto di Cimarosa è celebrato per l’intensa resa realistica donatagli da Canova, in cui la natura prende il sopravvento sulla consueta idealizzazione riferibile alla tradizione del busto nudo all’antica.
La mostra si conclude con un importante dipinto inedito, in cui Canova ha rappresentato, ispirandosi a una delle sue sculture più celebri, la Maddalena penitente, opera eseguita nel 1798 a Possagno, città in cui l’artista si era ritirato per sfuggire ai francesi che avevano occupato Roma. Il ritrovamento di questo quadro è stato determinante per il catalogo molto ridotto dei dipinti di Canova, in quanto lo scultore ha sempre considerato la pittura un’attività laterale e privata rispetto alla scultura. L’opera ritrovata è dedicata al controverso tema sacro-profano della Maddalena; Canova realizzò una prima versione in marmo tra il 1793 e il 1796 e la celebre statua venne esposta al Salon di Parigi nel 1808.
La mostra aprirà il primo dicembre e sarà visitabile fino al 22 dicembre 2022.