Incantamento: la mostra di Stefano Chiassai a Pietrasanta, tra arte e poesia visiva
Nel suggestivo Complesso di Sant’Agostino, a Pietrasanta, va in scena il mondo visionario di Stefano Chiassai: oltre cento opere inedite tra sculture monumentali, arazzi jacquard, disegni e installazioni
di Redazione
Al Complesso di Sant’Agostino di Pietrasanta, la mostra Incantamento, a cura dello storico dell’arte Gianluca Ranzi, propone un percorso tra oltre cento opere di Stefano Chiassai, in gran parte inedite, che raccontano l’universo visivo e poetico dell’artista toscano. Aperta fino all’8 febbraio 2026, l’esposizione, promossa dal Comune di Pietrasanta e dalla Provincia di Lucca, si dipana tra gli spazi della chiesa e del chiostro, scandendo un racconto fatto di sculture monumentali, arazzi jacquard, disegni, installazioni e oggetti di design.
L’allestimento si sviluppa dalla navata al coro, fino alle sale dei Putti e del Capitolo, per concludersi all’aperto, in Piazza del Duomo, dove è collocata la grande scultura in bronzo Rispetto: un totem contemporaneo che si innalza accanto alla torre campanaria come un inno alla gentilezza, alla convivenza e alla pace.
Tra i protagonisti dell’immaginario di Chiassai tornano gli Sgorbis, piccole creature fantastiche nate dal disegno e divenute emblema del suo linguaggio visivo. Figure sospese tra sogno e realtà, allegorie di positività e resistenza, popolano gli arazzi e le stoffe che rivestono le pareti, creando un ambiente immersivo e ironico, a metà tra il mondo fiabesco e quello sociale.
Nella navata, i grandi arazzi realizzati a telaio jacquard dai disegni a pennarello raccontano la contemporaneità attraverso un caleidoscopio di forme e colori. Nei lavori su carta, invece, Chiassai affronta temi civili ed ecologici, dalla crisi ambientale evocata in Los Angeles Apocalisse (2025) al passare del tempo in Primavera (2023), fino alla denuncia sociale di Giulia e tutte le altre (2023) e Love… le donne si accarezzano (2024).
Nel coro, l’installazione Alieni introduce una dimensione futuribile e tribale insieme. Quattro figure antropomorfe alte oltre due metri e mezzo, realizzate in stampa 3D, si stagliano nello spazio sacro come totem del nostro tempo. «Sono ‘alieni’, ma profondamente umani, ibridi tra tecnologia e artigianato, tra intelligenza artificiale e arcaico disegno umano; sono archivio e profezia», spiega Chiassai. Le loro superfici, tatuate di segni e parole, raccontano un mondo in trasformazione, dove concetti come “Future”, “Peace”, “Hope”, “Humanity” ed “Equality” diventano trame di una memoria condivisa.
Nella Sala del Capitolo, l’artista riplasma lo spazio in chiave ludica e domestica, mescolando arazzi, tappeti e arredi di design. Nella Sala dei Putti, invece, si trova una selezione del Diario di un Lockdown, la serie di disegni iniziata nel 2020 che traduce in segni grafici gli eventi della cronaca contemporanea, dagli annunci della Protezione Civile ai grandi mutamenti geopolitici.
All’esterno, Rispetto diventa la sintesi della poetica di Chiassai: una “pianta-humanity” di bronzo alta tre metri e mezzo che intreccia rami, fiori, occhi e mani, un simbolo di armonia tra uomo e natura. «È un invito a fermarsi – afferma l’artista – e a ritrovare equilibrio, ascolto, umanità».
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