Irene Fenara è stata la seconda protagonista del ciclo “Conversazioni d’autore”: tre incontri al MAXXI di Roma con i protagonisti del focus “Digital Antibodies” con Felice Cimatti, Professore di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia italiana contemporanea all’Università della Calabria.
Nella mostra “Digital Antibodies”, l’artista, che è solita indagare e interpretare il modo in cui le macchine guardano appropriandosi delle immagini che esse producono, presenta l’opera video Struggle for Life☉. Introdotta da Eleonora Farina, curatore MAXXI Arte, e con la moderazione di Ilaria Bonacossa, Direttrice Museo Nazionale Arte Digitale di Milano, a proposito del video Irene Fenara ha raccontato: «Accedendo tramite codici ad alcune telecamere di sorveglianza, mi sono accorta di poter movimentare da remoto queste macchine. Nel caso specifico dell’opera esposta, provavo a orientare la telecamera verso il passaggio delle nuvole, che mi interessava da un punto di vista estetico, ma si innescava una battaglia tra me e lei perché, pur seguendo il movimento che le comandavo, tornava successivamente su alcuni punti, originariamente settati, verso il basso, sulla quotidianità. Quando ho realizzato Struggle for Life☉ ho scelto come dispositivo un I-watch chiedendo agli assistenti di sala di indossarlo. Così facendo ho creato non solo un cortocircuito, ma anche una stratificazione di controllo e di sorveglianza: dalla telecamera all’orologio fino alla persona».
Struggle for Life (excerpt) from Irene Fenara on Vimeo.
A tal proposito Felice Cimatti, che Fenara ha conosciuto nell’ambito di un ciclo di talk sull’animalità che lei definisce come qualcosa che fugge e sfugge proprio come le macchine che usa, interviene con una visione estremamente significativa da un punto di vista antropologico. «Il lavoro in mostra, ed è questa una delle prime cose che mi ha colpito, parte da qualcosa che tutti noi pensiamo di conoscere e che appartiene alla retorica del controllo e della sorveglianza. Fenara invece ci mostra l’errore svelandoci come queste macchine, a tutti gli effetti degli occhi, in realtà possano liberarsi dal controllo che gli viene importo. Questa macchina specifica infatti non fa sempre la stessa cosa, aprendo uno spazio critico circa la possibilità di un uso giocoso. Ciò che da un punto di vista della filosofia o dell’antropologia si fa strada è la complessa agentività, umana e non. Dobbiamo pensare allora che la macchina sia uno sguardo sul mondo e che, in quanto tale, incarni una soggettività, per quanto inumana, che differisce dalla nostra».
Nel corso dell’incontro prende forma la consapevolezza che ogni macchina abbia in sé delle variazioni che introducono quell’elemento di contingenza necessario alla definizione di libertà. E soprattutto emerge come ogni punto di vista che guarda il mondo sia sottoposto esso stesso allo sguardo. Si tratta della reversibilità, che Irene Fenara incarna e mette in mostra usando le macchine come potente manifestazione di ricchezza di punti di vista.
Il terzo e ultimo appuntamento si terrà mercoledì, 22 febbraio, con Danilo Correale in dialogo con Eva e Franco Mattes a proposito dei paradossi della società contemporanea e le sue mistificazioni.