«Se avessi una pistola puntata alla tempia, salveresti l’arte tra le due Guerre oppure l’arte contemporanea?», una scelta obbligata da compiere, un aut aut esistenziale. A rivolgere il fatal quesito a Giuseppe Iannaccone, collezionista da 35 anni, è Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, la signora dell’arte contemporanea italiana. Ma per fortuna non siamo in Squid Game ed è lecito trovare una terza via. Insomma, in The collectors.chain non si rischia nulla, perché nel format video presentato da Art Defender, nato da un’idea di Claudio Centimeri e realizzato con la collaborazione di Rischa Paterlini, con il sostegno di Banca Patrimoni Sella & C, l’obiettivo è quello di mettere in dialogo i collezionisti e lasciarsi coinvolgere nel loro racconto appassionato.
D’altra parte, fondata nel 2008 come piattaforma di servizi integrati per i collezionisti d’arte e di beni di pregio, Art Defender si è consolidata negli anni come l’unica realtà di riferimento sull’intero territorio nazionale per una gestione olistica delle collezioni, dalla logistica alla custodia, dalla conservazione al restauro, dalla pianificazione patrimoniale ai servizi digitali più moderni, come per The Vault, il primo caso al mondo di caveau digitale. Dunque, proseguendo il modello di impresa alla sua base, quello di una piattaforma di aggregazione rivolta agli operatori dell’arte, il format di The collectors.chain è dedicato alla community dei più raffinati e influenti collezionisti d’arte italiani, che ci aprono le porte delle loro case, per svelare le loro passioni, il loro lavoro, gli avvenimenti più curiosi e interessanti che riguardano la creazione della loro collezione.
The Collectors.Chain #7: la parola a Giuseppe Iannaccone
Dopo aver sentito le storie di Matilde ed Enrico Gilberti, Roberto Spada, Andrea e Fabio Fustinoni, Giulia Borri e Federico Bartolini, Vittorio Gaddi e della stessa Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, per questo finale di prima stagione il cerchio si chiude e si ritorna al primo anello della Collectors.Chain, Giuseppe Iannaccone.
Nato ad Avellino il 25 novembre 1955, avvocato specializzato in processi per reati fallimentari, societari e fiscali, Iannaccone racconta i suoi grandi amori collezionistici, cioè l’arte contemporanea e gli Anni Trenta – la domanda amletica di cui sopra era dunque ben motivata – svelando come la sua ricerca si sia sempre indirizzata a scoprire l’uomo e l’anima racchiusi nelle opere d’arte, perché «Il vero capolavoro è una come una “poesia, capace di suscitare un’ emozione forte e unica mai sentita prima».
Tra le sue prime passioni, tutte italiane, troviamo le opere dei maestri storicizzati come Gianfranco Ferroni, Piero Guccione e Giuliano Vangi. Nel tempo poi la sua attenzione si è ampliata e la Collezione Giuseppe Iannaccone si è arricchita con gli esiti più innovativi e originali dell’arte contemporanea, dalla pittura alla scultura, al disegno, alla fotografia, portando in Italia promettenti artisti, come Raqib Shaw, Kehinde Wiley, Imran Qureshi, Paulina Olowska, Hernan Bas, Andro Wekua e Victor Man passando per altri ormai consacrati come Matthew Barney, Michael Borremans, John Currin, Tracey Emin, William Kentridge, Juan Muñoz, Shirin Neshat, Elizabeth Peyton, Marc Quinn, Kiki Smith, Kara Walker e Gillian Wearing, fino ad Adrian Paci, Nathalie Djurberg e Regina José Galindo.
Si conclude così questa prima stagione di The Collectors.chain e, in attesa dei prossimi episodi, appuntamento ad Artissima.