Incentrato sulle ricerche e sulle sperimentazioni dei videoartisti internazionali più interessanti, 24vids è la prosecuzione, lungo altre coordinate geografiche, di 52vids, progetto presentato da exibart e Ibrida, Festival delle Arti Intermediali nato nel 2015, curato da Vertov Project e dedicato alla cultura della video arte e alla sperimentazione visiva. Per questo quinto appuntamento, presentiamo Ravenous, opera realizzata da Marina Shaltout nel 2020.
Il lavoro di Marina Shaltout combina video, fotografia, scultura e installazione, per creare ambienti esperienziali e narrativi. Usando la parodia, il suo lavoro critica le rappresentazioni delle donne attraverso la mitologia, la cultura popolare e il cinema. Shaltout ha conseguito il suo MFA presso l’Università dell’Arizona e il suo BFA presso l’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign. Ha frequentato programmi di residenze al Creative Center di Stodvarfjordur, Islanda, e alla New Mexico State University di Las Cruces.
Ha esposto opere a livello nazionale e internazionale in sedi come Alte Munze a Berlino, Cinematograph a Innsbruck, Living National Treasure Museum a Tokyo, Czong Institute in Corea del Sud, Museum of Contemporary Art Tucson, Red Room a Baltimora, e su un cartellone pubblicitario a Hollywood, California (nell’ambito di Billboard Creative). Tra i riconoscimenti e i premi, ha vinto il Marcia Grand Centennial Sculpture Award, il Creative Achievement Award, due borse di studio Medici Scholar, un premio Helen Gross e il premio Outstanding Graduate Teaching Assistant.
Ravenous è un video di una serie in tre parti intitolata “Bad Bitch”. Questa serie esplora l’idea che, contrariamente alla credenza popolare, i licantropi siano in realtà femmine che hanno le mestruazioni. «Associando i tratti della licantropia con le mestruazioni, uso la parodia per commentare l’associazione tra donne e mostruosità che è prevalente nei film e nei romanzi dell’orrore», ci ha spiegato l’artista. «Ravenous mette in scena una fame insaziabile, quella dei lupi mannari così come quella delle voglie di cibo legate alla sindrome premestruale».