Art Night è il nuovo magazine di Rai Cultura dedicato al mondo dell’arte. Ogni venerdì, alle 21.15, su Rai 5, una puntata in prima visione. Al centro di ogni appuntamento, documentari internazionali, produzioni originali e grandi documentari dell’archivio Rai, per raccontare l’arte in tutte le sue espressioni, con un occhio di riguardo al patrimonio artistico italiano e alla sua tutela. Il programma è presentato da Alessio Aversa, che ogni settimana sarà accompagnato da ospiti d’eccezione chiamati ad approfondire diversi argomenti. In collaborazione con Rai Cultura, ogni giovedì exibart proporrà in esclusiva l’anteprima di una nuova puntata.
100 anni fa nasceva il Bauhaus. Ma cos’è il Bauhaus? Lo spiega il programma di Rai Cultura “Art Night” che dedica una serata al racconto di questa scuola che è stata laboratorio, ma anche riferimento culturale, per designer, architetti, e anche per tutti noi – più di quanto immaginiamo – nella nostra vita di tutti i giorni. La puntata, in onda venerdì 20 dicembre a partire dalle 21.15 su Rai5, si apre con il documentario “100 anni di Bauhaus”, di Niels Bolbrinker e Thomas Tielsch, e prosegue alle 22.15 con un episodio della serie “I tre architetti” dedicato a Mies van der Rohe, ultimo direttore del Bauhaus. La puntata è introdotta da Alessio Aversa dal MAXXI di Roma, un luogo che ha saputo unire l’architettura più innovativa all’arte contemporanea. Ad accompagnarlo nel percorso, Pippo Ciorra, Senior Curator del Maxxi Architettura.
La serata comincia con “100 anni di Bauhaus”, un racconto che procede in parallelo tra passato e presente, partendo dalla fondazione dell’innovativa scuola, la Staatliches Bauhaus, ideata da Walter Gropius a Weimar nel 1919, spaziando per realtà simili, ma esteticamente molto diverse per impatto e regime urbano. “Come si costruisce un nuovo mondo?”. Questo è l’interrogativo da cui partono gruppi e architetti di stampo situazionista che sviluppano progetti per cambiare il modo di vivere in meglio. Utopie e rivelazioni che, partendo dai concetti di abitazione, di vivibilità urbana e di un’ideale d’uguaglianza sociale (ed economica), creano progetti in parti del mondo diverse – dal nord Europa, dove anche le scuole incrementano da subito una libertà nell’uso degli spazi, attraverso l’abolizione, ad esempio, di muri e classi chiuse, fino al Sud America – per migliorarne i contesti umani.
Quando si cita il termine “Bauhaus” oggi significa rimandare immediatamente a uno stile e a un determinato modo di vivere. A inizio del XX secolo il Bauhaus nasceva come scuola e luogo sperimentale dove intellettuali, architetti, designer, artisti e creativi del periodo si erano riuniti per dare inizio a nuove regole di vita, più libere e a misura d’uomo. È da qui che il duo svizzero di architetti, gli Urban Think Tank, trae spunto per la propria ricerca finalizzata a costruire una palestra verticale nelle favelas colombiane, ottimizzando spazi e materiali di recupero per creare un luogo di incontro per chi non ce l’ha. I risultati? A volte ci sono: calo della criminalità, aggregazione comunitaria. Altre volte per la maggior parte sfociano in grandi flop abbandonati, come accade con lo spaventoso – per grandezza e fattezze – nucleo di edifici abitativi della banlieue parigina de “La Grande Borne”, oggi abbandonata ai suoi abitanti.
A seguire “Art Night” propone l’episodio della serie “I tre architetti” dedicato a Mies van der Rohe, di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, a cura di Michael Obrist, che racconta le fasi più importanti della carriera di uno dei più grandi architetti del XX secolo, ultimo direttore del Bauhaus. Come dicono i Maestri della filosofia zen, è necessario procedere per sottrazione. Svuotare per accogliere. In questa lezione si può forse trovare il “misticismo” e l’idea dello “spazio assoluto” di Mies van der Rohe in una concezione di architettura moderna che allo stesso tempo tiene conto di qualcosa di antico e profondo. “Less is more” è il celebre motto attorno al quale ruota la filosofia del grande architetto. La visione di Mies van der Rohe era estremamente complessa e influenzò altre discipline artistiche. Un altro grande personaggio della cultura del secolo scorso come John Cage – stupefatto dalla percezione della bellezza di un temporale da un appartamento di Lake Shore Drive, progettato e costruito tra il 1945 e il 1951 a Chicago dall’architetto, disse di lui: “Isn’t it splendid of Mies to have invented lighting too?”, colpito dall’immediatezza e dalla presenza del fenomeno naturale osservato e percepito attraverso la trasparenza e la leggerezza della costruzione dell’edificio di acciaio e vetro.