A parte la fortuna che ha avuto nei film, la frase che inizia con “il mondo si divide in due categorie” non è poi così tanto veritiera. O meglio, potrà anche esserlo, almeno su qualche livello di interpretazione, ma sicuramente è molto poco poetica. Perché cosa c’è di più sensibile della sfumatura? «Quando graduiamo i confini tra due elementi polarizzati, le cose diventano facilmente connesse», così il designer e filmmaker giapponese Daihei Shibata introduce Gradations, cortometraggio dedicato al potere e alle potenzialità della sfumatura e presentato al programma televisivo giapponese Design Ah!.
Nel video compaiono prodotti di design di comune fruizione, come matite e segnali stradali, ma anche strutture geometriche, tagli di capelli e paesaggi naturali, che ci mostrano come la divergenza tra gli estremi, dal cerchio al quadrato e viceversa, sia a tutti gli effetti solo una fase di transizione, nel complesso passaggio da uno stato all’altro, da una forma all’altra.
Le stesse sfumature che si applicano alla percezione delle cose, infatti, si possono ricondurre ai processi di formazione del pensiero, libero da preconcetti o da categorizzazioni troppo nette, come quelle tra bene e male, vero e falso, che hanno plasmato molta parte della filosofia occidentale, oltre che le abitudini quotidiane. «Sfumando i confini, possiamo trovare complessità, diversità e ricchezza di informazioni», continua Shibata e noi non possiamo far altro che seguire le suggestioni, anche inaspettate, di Gradations. E dividere il mondo in due categorie: chi percepisce le sfumature e chi no.