04 febbraio 2021

52vids x Ibrida: #12 Francesca Lolli, HR+

Ibrida, Festival di Arti Intermediali, presenta 52vids, una selezione di opere audiovisive, in esclusiva per exibart: #12 Francesca Lolli, HR+

di Redazione

52vids x Ibrida: #12 Francesca Lolli, HR+

52vids è il nuovo progetto di exibart e Ibrida, Festival delle Arti Intermediali nato nel 2015, curato da Vertov Project e dedicato alla cultura della video arte e alla sperimentazione visiva. Per questo undicesimo appuntamento, presentiamo HR+, video di Francesca Lolli, realizzato nel 2020.

«In questa serie troverete opere audiovisive di videoarte, videoclip, estratti di film ed estratti di video performance. La selezione targata Ibrida Festival fotografa uno spaccato importante degli artisti italiani contemporanei, che adoperano prevalentemente il mezzo audiovisivo, attraverso un processo conscio e inconscio di ibridazione dei linguaggi», spiegano Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, videoartisti, film maker e direttori artistici di Ibrida. «Più che di videoarte, quindi, parliamo di video d’artista. Una sfera di codici eterogenei che attraversano la video performance, animazione, video danza, post internet art, post social media art, found footage e altro ancora. Uno spaccato unico e multiforme di quello che sta succedendo in Italia negli ultimi anni, nel campo della sperimentazione audiovisiva».

Art Magazine Talks – Ibrida Festival 2020

Ibrida si svolge nell’ambito di diverse giornate, solitamente a fine aprile, a Forlì, con spettacoli live, proiezioni, istallazioni, incontri e workshop. Ogni edizione gode di una collaborazione con festival italiani e internazionali, per divulgare le produzioni e le ricerche più recenti nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale.

52vids x Ibrida: #12 Francesca Lolli, HR+

Nata a Perugia, Francesca si trasferisce a Milano dopo un breve periodo di studi in filosofia a Perugia. Si diploma alla scuola di Teatro Arsenale come attrice e poco dopo si laurea in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Durante gli anni dell’Accademia lavora come attrice nella compagnia del Teatro Arsenale e partecipa a numerosi spettacoli (tra gli altri, Il gioco dell’epidemia, di E. Ionesco, Il berretto a sonagli, di L. Pirandello, Pulp di C. Bukowsky, La chiesa, di L. F. Celine). Per la tesi decide di girare un documentario sul famoso fotografo newyorkese Andres Serrano. Dal quel momento si dedica completamente alla videoarte, alla performance e alla regia. Dal 2015 al 2017 frequenta il CFCN – Centro di Formazione Cinematografico Nazionale, diplomandosi in Regia Cinematografica. Nel 2020 prende parte al progetto artistico “MY NAME IS FRANCESCA”, piattaforma dedicata al lavoro delle tre performer e filmmaker italiane Francesca Fini, Francesca Leoni e Francesca Lolli, in collaborazione con la curatrice d’arte e autrice Francesca Interlenghi. Da sempre interessata a dipingere la condizione femminile la sua ricerca si concentra sulle diversità di genere e le questioni socio-politiche. I suoi lavori sono stati proiettati in numerosi festival nazionali e internazionali.

Francesca Lolli – Fino a qui tutto bene

«Sulla base dei recettori, i carcinomi invasivi sono definiti HR positivi (da hormone receptors) se possiedono molti recettori per gli ormoni femminili – e possono essere estrogeno-positivi (ER +) e progesterone-positivi (PR+)», ci ha spiegato Francesca Lolli, a proposito di HR+. «Nel complesso, sono ormono-responsivi circa il 70% dei casi di tumore al seno. Questo fa sì che una delle terapie sia quella ormonale, piena di effetti collaterali. Di alcuni di questi effetti (soprattutto quelli inerenti alla sfera sessuale) non se ne parla o se ne parla poco: circa una donna su quattro con tumore al seno non è ancora in menopausa al momento della diagnosi. “Il 62 per cento delle pazienti in età fertile al momento dell’intervento lamenta netto calo del desiderio sessuale, ferita dell’immagine di sé (per l’intervento al seno che fa sentire la donna spesso sminuita nella sua bellezza e desiderabilità), comparsa di linfedema e di progressive limitazioni funzionali, presenza di gravi sintomi menopausali, difficoltà di lubrificazione con secchezza vaginale e dolore ai rapporti, difficoltà o impossibilità all’orgasmo per il dolore, insoddisfazione sessuale”, dice Brandes. Le interessate spesso però tacciono per pudore. È necessaria una maggiore disponibilità dei medici a parlare anche di sessualità con le pazienti: è infatti stato documentato che solo il 15% tra le donne operate al seno riesce ad affrontare i problemi sessuali con il proprio medico e il 62% ne parla apertamente con il compagno».

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