52vids è il nuovo progetto di exibart e Ibrida, Festival delle Arti Intermediali nato nel 2015, curato da Vertov Project e dedicato alla cultura della video arte e alla sperimentazione visiva. Per questa 19ma puntata, presentiamo Alphabet, opera di BASMATI c.a., duo artistico composto da Saul Saguatti e Audrey Coïaniz.
«In questa serie troverete opere audiovisive di videoarte, videoclip, estratti di film ed estratti di video performance. La selezione targata Ibrida Festival fotografa uno spaccato importante degli artisti italiani contemporanei, che adoperano prevalentemente il mezzo audiovisivo, attraverso un processo conscio e inconscio di ibridazione dei linguaggi», spiegano Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, videoartisti, film maker e direttori artistici di Ibrida. «Più che di videoarte, quindi, parliamo di video d’artista. Una sfera di codici eterogenei che attraversano la video performance, animazione, video danza, post internet art, post social media art, found footage e altro ancora. Uno spaccato unico e multiforme di quello che sta succedendo in Italia negli ultimi anni, nel campo della sperimentazione audiovisiva».
Ibrida si svolge nell’ambito di diverse giornate, solitamente a fine aprile, a Forlì, con spettacoli live, proiezioni, istallazioni, incontri e workshop. Ogni edizione gode di una collaborazione con festival italiani e internazionali, per divulgare le produzioni e le ricerche più recenti nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale.
#19 BASMATI, Alphabet, 2018
Audrey Coïaniz e Saul Saguatti, artisti multimediali, nel 2004 hanno fondato BASMATI FILM, associazione culturale incentrata su un approccio interdisciplinare per alimentare l’intreccio tra l’operatività manuale e le potenzialità espansive del digitale. Il progetto Basmati funge da incubatore di esperienze audiovisive che alimenta l’intreccio tra l’operatività manuale e le potenzialità espansive dei mezzi digitali, convogliando perciò le grammatiche della pittura e della grafica novecentesche in un flusso temporale che le anima e le fa rivivere sotto una nuova luce, quella dei pixel elettronici.
Territorio di sperimentazione privilegiato è infatti quello della live performance, in cui gli esercizi segnico-gestuali della grafica e della pittura si espandono nelle propensioni della videoripresa e della sua proiezione in grande ritornano genuinamente gesti, azioni, prestazioni di formalizzazione iconica dal vivo. L’ambiente video, che riprende e restituisce simultaneamente la creazione grafica o pittorica diventa così un terreno fertile per la coltivazione materiche di nuova informalità, oppure campo di forze, dilatazioni e deformazioni espressionistiche di frammenti di realtà colti mediante campionatura videografica o fotografica.
Il corpo umano e l’architettura sono i principali soggetti su cui si incentra una simile esperienza, votato a interconnettere ambiti espressivi e comunicativi solo apparentemente antitetici come l’arte, la pubblicità, l’animazione e il documentario, all’insegna di un’esteticità diffusa che spinge l’immagine in movimento in molteplici e imprevedibili direzioni.
«Alphabeth è un progetto multimediale che si articola nelle forme del film, della performance live e dell’installazione, nel tentativo di raccontare artisticamente l’evoluzione grafica e geografica di quell’insieme di segni che chiamiamo comunemente lettere e numeri, concependoli come specchio simbolico delle progressioni e delle contaminazioni culturali nella storia dell’uomo», spiegano gli artisti.
«Evoluzione comunicativa, ricombinazione infinita dei simboli, pochi ma appunto infinite le loro combinazioni, trasformazione temporale, cambiamento comunicativo evolutivo, analisi delle divergenze, mattone primario della comunicazione. Ogni cultura ha sviluppato, autonomamente o per contaminazione, la capacita di affidare la parola alla materialita di una scrittura, elaborando un codice grafico ora analitico, come quello degli alfabeti occidentali, ora sintetico o iconico, come quello dei logogrammi, dei geroglifici o dei pittogrammi orientali», continuano.
«Il progetto Alphabeth si incentra su un racconto emotivo questa evoluzione attraverso una rielaborazione grafica di questo eterogeneo e vastissimo insieme di segni e simboli, tenendo fede alle differenziazioni tra le soluzioni adottate dai macro-gruppi etnici e mostrando cosi analogie e differenze formali e concettuali. L’ibridazione caratterizza molti dei processi di evoluzione dei codici alfabetici creando un percorso visivo di intrecci e contaminazioni continue che creano il racconto e la trama narrativa del progetto sia come cortometraggio sia come live o istallazione».