New York, 1981. I Blondie sono al culmine del successo, Rapture è il primo video rap a passare su MTV e, in una stanza rossa gremita di ospiti new wave dalle spalline esagerate, dietro la consolle non c’è Grandmaster Flash, come da copione. C’è invece Jean-Michel Basquiat, ventenne dall’aria spaesata, mani in tasca e sorriso timido, catapultato in un ruolo che non era il suo.
Quella comparsa fugace, nata da un’improvvisa sostituzione, racconta bene l’atmosfera della downtown newyorkese, fluida, improvvisata, segnata da incontri inattesi. Madonna agli esordi, Keith Haring e Grace Jones si muovevano negli stessi club, dove musica, moda e arte si mescolavano senza gerarchie. Basquiat stesso suonava con il gruppo Gray e frequentava fotografi e musicisti prima ancora di diventare una star delle gallerie.
Poco dopo il video, Debbie Harry acquistò per 200 dollari Cadillac Moon, la sua prima tela. Nel giro di un anno Basquiat sarebbe approdato a Documenta a Kassel e, due anni più tardi, alla Whitney Biennial. Ma in quel cameo resta impresso il ragazzo silenzioso che, da writer di SAMO, stava ancora cercando la propria voce.
Rivedere oggi Rapture significa catturare un istante cristallizzato di quell’epoca: il rap che sale alla ribalta, la new wave al suo apice e, sullo sfondo, un giovane artista che presto avrebbe incendiato l’immaginario visivo degli anni Ottanta.
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