17 ottobre 2025

Stardust, Robert Venturi e Denise Scott Brown: una storia d’amore e architettura

Il documentario diretto da Jim Venturi debutta in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, con una proiezione al MAXXI e una al Cinema Giulio Cesare

di Redazione

Stardust, Robert Venturi e Denise Scott Brown: una storia d’amore e architettura

Arriva in anteprima italiana Stardust, il documentario diretto da Jim Venturi e scritto e montato da Anita Naughton, dedicato alla coppia di architetti Robert Venturi e Denise Scott Brown, protagonisti di una delle rivoluzioni più profonde dell’architettura contemporanea. Il film è stato proiettato il 16 ottobre all’Auditorium del MAXXI, in occasione della 20ma edizione della Festa del Cinema di Roma, e sarà ancora in programma oggi, 17 ottobre, alle ore 15 al Cinema Giulio Cesare.

Stardust è un racconto intimo e universale su amore, visione e libertà creativa. Ripercorrendo oltre 50 anni di battaglie intellettuali e progetti iconici, il film racconta come Venturi e Scott Brown abbiano scardinato i dogmi del modernismo e ridefinito il modo di guardare le città, aprendo la strada a una nuova sensibilità architettonica capace di abbracciare l’ironia, la complessità e la vita quotidiana.

Autori di testi fondamentali come Complexity and Contradiction in Architecture e Learning from Las Vegas, i due architetti hanno introdotto un linguaggio nuovo, dove il rigore teorico convive con l’imprevisto e l’umano. Stardust esplora questa eredità da una prospettiva inedita: quella di un figlio che osserva i genitori attraverso la lente della cinepresa, mescolando filmati d’archivio, momenti di vita privata e interviste a studiosi e colleghi.

Il film restituisce così la complessità di un sodalizio personale e creativo, in cui la complicità e il contrasto diventano motore di invenzione. Dalla realizzazione della Sainsbury Wing della National Gallery di Londra ai viaggi in cerca d’ispirazione tra Stati Uniti ed Europa, Stardust si muove come una sinfonia visiva e sonora, accompagnata da una colonna musicale che attraversa decenni e generi, da Serge Gainsbourg a Thelonious Monk, da Don McLean ad Art Blakey.

«Portare Stardust a Roma, in occasione del centenario di mio padre, significa chiudere un cerchio simbolico», afferma Jim Venturi. «Per Robert, l’Italia non fu solo una fonte d’ispirazione, ma parte della sua identità. Figlio di immigrati abruzzesi e pugliesi, visse a Roma negli anni Cinquanta grazie a una borsa di studio, in un periodo che fu decisivo per la sua formazione. Fu tra le piazze barocche e le stratificazioni della città che maturò la sua idea di architettura come dialogo tra ordine e contraddizione, tra purezza e ironia».

Nonostante questo legame profondo, Venturi e Scott Brown non realizzarono mai un progetto in Italia, un rimpianto che aggiunge un valore simbolico a questa première romana. Nel raccontare la loro vicenda, Stardust sceglie un punto di vista a tutto tondo, mostrando anche le tensioni domestiche, i momenti di intuizione, le difficoltà e i successi di due outsider che hanno saputo guardare il mondo costruito con occhi diversi.

Il film affronta anche un nodo rimasto aperto nella storia dell’architettura: la mancata attribuzione del Pritzker Prize a Denise Scott Brown nel 1991, quando il premio venne assegnato soltanto a Venturi, nonostante la loro collaborazione paritaria. È un atto di giustizia e di riconoscimento verso una figura che per decenni è stata ingiustamente marginalizzata dal sistema.

Con una durata di 85 minuti, Stardust si configura come un ritratto corale e poetico, in cui la vita privata e i grandi dibattiti del Novecento – dal modernismo al postmodernismo, dall’accademia alla città, dall’estetica alla politica – si intrecciano in un racconto che restituisce all’architettura la sua dimensione più umana.

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