[VIANUOVA arte contemporanea, Firenze] Nell’ambiente cinematografico, “white balance” è l’atto di calibrare la telecamera su un foglio di carta bianco, prima di fare le riprese in ambienti “naturali”. Oggi la parola indica un software che consente, in post produzione, di ridefinire le immagini e tararle a seconda del tipo di format a cui sono destinate. Una mostra, quindi, che affronta il concetto di finzione, la natura della visione e il senso della sua alterazione artificiale. Il curatore, Lorenzo Bruni, presenta a Exibart i progetti dei quattro artisti: dal finto story board cinematografico di Marinella Senatore, ai poster di Mandla Reuter che dispiegano le fasi di un tramonto, dall’Italia illustrata in un libro del Touring Club del ’56 e sfogliata da due vecchi ventilatori nell’installazione di Enrico Vezzi, al video di Aurélien Froment che gioca, ironicamente, col rapporto tra soggetto, immagine e passepartout…