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[Museo Marino Marini, Firenze] L’impossibilità del sentire, l’assenza di una scultura e la presenza di altre che pervadono il vuoto lasciato da questa: è il tema del dialogo stabilito tra il Grande grido (1962) di Marino Marini e quattro opere di artisti contemporanei.
I lavori scelti rappresentano quattro punti di vista, quattro idee diverse di ricerca per confrontarsi con lo spazio del museo dedicato alla scultura di Marini: dal cavallo lacerato di Berlinde de Bruyckere, metafora di una morte attualizzata nelle tragedie contemporanee, alla campana di Diego Perrone che esemplifica il linguaggio del divenire e della processualità; da Old is gold di Paola Pivi, parallelepipedo composto da miriadi di lamelle color oro e argento, scultura apparentemente monolitica ma intrinsecamente frammentata, fino al filo a piombo con perla di Bruna Esposito, rappresentazione di un assoluto in cui tutte le direttrici e le forze confluiscono. Abbiamo intervistato il curatore, Alberto Salvadori…
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