Fino al 24 febbraio 2025, la Fondazione Louis Vuitton di Parigi presenta Pop Forever, Tom Wesselmann &…, un’ampia mostra dedicata alla Pop Art, uno dei movimenti artistici più rivoluzionari del Novecento. A partire dagli anni Sessanta, infatti, l’eredità di questa corrente non ha mai cessato di esercitare il proprio influsso su generazioni di artisti. Fulcro dell’esposizione è Tom Wesselmann (1931-2004), figura di primo piano del movimento, rappresentato da 150 dipinti e opere realizzate con varie tecniche, poste in dialogo con altri 70 lavori firmati da 35 artisti di epoche e nazionalità diverse, dal periodo tra le due guerre mondiali fino ai giorni nostri. Tra questi, Derrick Adams, Ai Weiwei, Njideka Akunyili Crosby, Evelyne Axell, Thomas Bayrle, Frank Bowling, Rosalyn Drexler, Marcel Duchamp, Sylvie Fleury, Lauren Halsey, Richard Hamilton, David Hammons, Jann Haworth, Barkley L. Hendricks, Hannah Höch, Jasper Johns, KAWS, Kiki Kogelnik, Jeff Koons, Yayoi Kusama, Roy Lichtenstein, Marisol, Tomokazu Matsuyama, Claes Oldenburg, Meret Oppenheim, Eduardo Paolozzi, Robert Rauschenberg, Martial Raysse, James Rosenquist, Kurt Schwitters, Marjorie Strider, Do Ho Suh, Mickalene Thomas, Andy Warhol e Tadanori Yokoo. Tra le icone della Pop Art esposte, spicca la celeberrima Shot Sage Blue Marilyn (1964) di Andy Warhol, in cui Marilyn Monroe emerge in un’esplosione di colori intensi e contrastanti.
Oltre la dimensione di una semplice retrospettiva, Pop Forever, Tom Wesselmann &… «contestualizza il lavoro di Tom Wesselmann nella storia dell’arte e offre prospettive entusiasmanti sulla Pop Art, passata, presente e futura», come sottolineano i curatori, Dieter Buchhart e Anna Karina Hofbauer.
Nato nel 1931, Wesselmann iniziò a dipingere alla fine degli anni Cinquanta. Pur ammirando la forza visiva dei pittori astratti americani, scelse di abbracciare il vocabolario iconografico del suo tempo, integrando pubblicità, cartelloni, immagini e oggetti comuni nelle sue opere. Perseguì con consapevolezza i generi tradizionali della pittura – natura morta, nudo, paesaggio – ampliando allo stesso tempo i confini espressivi, sia attraverso nuovi soggetti sia mediante tecniche innovative. A metà tra pittura e scultura, il suo lavoro includeva elementi multimediali come luce, movimento, suono e video. Le sue Standing Still Lifes, immense e spettacolari, si collocano tra pittura e installazione, imponendo un formato allora senza precedenti.
A fine anni Cinquanta, la Pop Art si espanse rapidamente su entrambe le sponde dell’Atlantico, coinvolgendo Nord America ed Europa. Fumetti, pubblicità, cinema, celebrità, robot domestici e stampa scandalistica divennero soggetti pittorici o furono tradotti in collage fotografici o riprodotti meccanicamente su tela. Le opere pop celebrano il connubio tra arte, cultura popolare, musei, gallerie e industria culturale. Priva di un manifesto specifico e di confini definiti, la Pop Art ha finito per designare un ambito che travalica la mera sfera artistica e il cui linguaggio estetico continua a permeare il presente. È difficile stabilire con precisione dove inizi il Pop ed è senz’altro impossibile decretarne la fine.