Per chi crede che il Punk sia stato solo musica ecco una mostra che dà un
contributo per chiarire le idee sull’entità dei suoi molteplici volti e per
sottolinearne il significato e la genuinità come movimento di idee ed azioni
per nulla scaturite dal marketing e dalla prepotenza mediatica. E quindi il
sottotitolo (forse un po’ antico) “l’ultima rivoluzione” che ha il compito
di chiarire se non la potenza (appunto) rivoluzionaria di quel tempo, almeno
la debolezza dell’omologazione del nostro contemporaneo. In mostra non ci
sono dischi e poster ma opere di artisti nati intorno ai segni irriverenti
del punk, che hanno sostituito i pennelli con fotocopie, colla ed
evidenziatori, che hanno fatto della loro (spesso anonima) comunicazione un
urlo graffiante mai più ripetuto. E naturalmente i volti ed i gesti dei
protagonisti di quei pochi mesi infuocati, gestazione delle ultime grida
sincere, almeno fino a quelle che abbiamo cominciato a sentire negli ultimi
mesi.