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[Giò Marconi, Milano] Tre personali in un volta sola, tre progetti complessi distribuiti negli spazi della galleria. Il titolo della mostra di Vibeke Tandberg – The hamburger turns in my stomach and I throw it up on you – è tratto da una frase di Loveletter, film in 16 mm che costituisce il punto focale dell’esposizione: la mano dell’artista scrive una sorta di poesia composta da brevi frasi che cambiano costantemente e vengono corrette, seguendo insieme il tempo dei versi e quello del video.
Nella videoinstallazione Triangle of Need Catherine Sullivan intesse un variegato racconto sull’evoluzione, il classismo, il benessere, la povertà, le iniquità e le ingiustizie dell’economia globale. Una riflessione intorno alla prerogativa umana di percepirsi come specie superiore.
Il lavoro di Wade Guyton è il prodotto di una riproduzione meccanica, attuata tramite stampanti injekt e scanner. L’artista sceglie, come punto di partenza, il suo amore per la lettura: pagine di libri, cataloghi, posters – supporti già sottoposti a un precedente processo di impressione – saranno modificati da figure geometriche, campiture nere e immagini scansionate. Ylinka Barotto, assistente di Giò Marconi, ci racconta i tre progetti…