Trasformatorə, come le macchine trasferiscono potenza elettrica passando da un livello di tensione all’altro, così chi lavora a Centrale Fies trasforma gli stati di elettricità singoli in energia collettiva. I dipartimenti di comunicazione, produzione e curatela del centro di ricerca per le pratiche performative contemporanee Centrale Fies, raccontano la ripartenza dopo la pandemia, cos’è cambiato e le nuove sfide del centro, come la fellowship nominata ad Agitu Ideo Gudeta per artiste e artisti italiani razzializzati, in collaborazione con “Il Razzismo è una Brutta Storia” di Feltrinelli e Black History Month of Florence, e la co-direzione creativa dell’identità visiva di apap_Feminist Futures, la più longeva rete europea dedicata alle Arti Performative, che chiede al team comunicazione di Centrale Fies di prendersi cura della comunicazione collettiva di 11 realtà europee.
Con: Barbara Boninsegna, Chiara Ciucci Giuliani, Virginia Sommadossi, Mackda Ghebremariam Tesfau’, Simone Frangi , Elisa Di Liberato, Lucrezia Di Carne, Justin Randolph Thompson, Francesca Lo Carmine, Marco Burchini, Francesca Venezia. Videointerviste di Roberta Segata, montaggio Giacomo Vittone.
Centrale Fies, centro di ricerca in una centrale idroelettrica
Centrale Fies è un centro di ricerca per le pratiche performative contemporanee. É situato all’interno di una centrale idroelettrica di inizio novecento, in parte ancora attiva, proprietà di Hydro Dolomiti Energia.
Centrale Fies è il luogo in cui generazioni di artisti e artiste, curatori, professionisti e ricercatrici internazionali hanno trovato spazio e risorse materiali e intellettuali che hanno consentito loro di agire in piena libertà di ricerca e sperimentazione, di professionalizzarsi, raggiungere livelli qualitativi e riconoscimenti importanti diventando punti di riferimento nelle performing art contemporanee, nazionali e internazionali. Nel corso di quarant’anni di attività è stata tra le prime realtà in Italia a rigenerare un’archeologia industriale a fini artistici e culturali, ad aprire con fiducia ai pubblici i fronti più attuali della ricerca, coinvolgendo il territorio in una logica di rete. Questo percorso è stato possibile grazie al sostegno del pubblico, della comunità e di numerose istituzioni e realtà che hanno creduto nei progetti e hanno condiviso con noi rischi culturali e traguardi sempre più alti. Il progetto, avviato nel 1999 da Barbara Boninsegna e Dino Sommadossi con la Cooperativa il Gaviale sull’esperienza del festival drodesera (nato nel 1980), è di fatto una vera e propria impresa culturale la cui attività è connotata da un modello di sostenibilità ibrido, cui concorrono contributi pubblici e privati.
Centrale Fies è il primo esempio in Italia di recupero di archeologia industriale a fini artistici e culturali all’interno del quale si rinnovano le sperimentazioni su pratiche, modalità e processi produttivi legati alle residenze artistiche -anche family friendly- e alle arti performative. Il centro apre ai pubblici gli esiti della ricerca sulle arti performative (danza, teatro, performance art) e arti visive legate alla performance art, ampliandoli con programmazioni di spettacoli, mostre e incontri, in dialogo con le istanze contemporanee più attuali e con importanti reti performative europee.
I fronti sui quali Centrale Fies si muove sono: ricerca artistica che prende vita nella performance; scouting; sostegno all’arte performativa attraverso reti, residenze, formazione, produzione. Dare sostegno a Centrale Fies significa farlo ricadere sulle nuove generazioni di artisti e artiste e su riflessioni stratificate di tematiche politiche e sociali, condividendo nuovi saperi attraverso le aperture al pubblico. Centrale Fies è un luogo dedicato tutto l’anno alla ricerca. Al suo interno si allena lo sguardo critico sul contemporaneo e si sperimentano nuove forme e processi artistici, in un’ottica aperta ad ogni disciplina, tematica e campo di studio. Nell’art work space ha sede inoltre l’hub culturale Fies Core, che utilizza la cultura come strumento intrecciandosi a diversi ambiti tra cui turismo, agricoltura, design, educazione. Centrale Fies contribuisce così alla creazione di pensiero laterale e biodiversità culturali, credendo fermamente nell’intrinseco ruolo politico dell’arte e nella sua indomabile capacità di aprire nuove visioni. Il centro opera praticando un’attenzione specifica alle politiche di genere, alle pratiche Diversity & Inclusion e di ispirazione decoloniale, che si traduce in risultati misurabili anche all’interno dell’organizzazione.