Cos’è il Bauhaus? Lo spiega il programma di Rai Cultura “Art Night”, che dedica una serata al racconto di questa scuola, che è stata laboratorio ma anche riferimento culturale per designer e architetti. La puntata in onda venerdì, 5 marzo, dalle 21.15 su Rai5, è introdotta da Alessio Aversa dal Maxxi di Roma, uno dei luoghi che meglio ha saputo unire l’architettura più innovativa all’arte contemporanea. Insieme a lui, Pippo Ciorra, Senior Curator del Maxxi Architettura.
Apre la puntata il documentario “100 anni di Bauhaus”, di Niels Bolbrinker e Thomas Tielsch. Il racconto procede in parallelo tra passato e presente, partendo dalla fondazione dell’innovativa scuola, la Staatliches Bauhaus, ideata da Walter Gropius a Weimar nel 1919, spaziando per realtà simili, ma esteticamente molto diverse per impatto e regime urbano. È proprio qui che architetti da tutto il mondo hanno sognato di costruire le cattedrali del futuro dopo il disastro portato dalla Prima guerra mondiale. Un luogo sperimentale dove intellettuali, architetti, designer, artisti e creativi del periodo si erano riuniti per dare inizio a nuove regole di vita, più libere e a misura d’uomo.
Ora nel XXI secolo le sfide dell’architettura non sono diverse e la pianificazione e la progettazione urbana sono la chiave. Quando si parla di Bauhaus pensiamo all’architettura moderna, al design e alle figure colorate, ma l’obiettivo di questi architetti non era – e non è – creare design “attraenti” ma influenzare la società con il loro lavoro. È da qui che il duo svizzero di architetti, gli Urban Think Tank, trae spunto per la propria ricerca finalizzata a costruire una palestra verticale nelle favelas colombiane, ottimizzando spazi e materiali di recupero per creare un luogo di incontro per chi non ce l’ha.
I risultati? A volte ci sono: calo della criminalità, aggregazione comunitaria. Altre volte sfociano in grandi flop abbandonati, come accade con lo spaventoso – per grandezza e fattezze – nucleo di edifici abitativi della banlieue parigina de “La Grande Borne”, oggi abbandonata ai suoi abitanti.
A seguire, alle 22.15, “Art night” propone un episodio della serie “I tre architetti” dedicato a Mies van der Rohe, ultimo direttore del Bauhaus. Il documentario di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, a cura di Michael Obrist, racconta le fasi più importanti della carriera di uno dei più grandi architetti del XX secolo. La visione di Mies van der Rohe era estremamente complessa e influenzò altre discipline artistiche.
Nato ad Aquisgrana, nel 1886, scomparso a Chicago, nel 1969, van der Rohe è considerato uno dei maestri del Movimento Moderno. Durante la sua prima giovinezza, a causa delle modeste condizioni economiche della famiglia, iniziò a lavorare prima nella bottega del padre, uno scalpellino, poi per una ditta specializzata in decorazione a stucco d’interni. Fu durante questo periodo che il giovane Mies sviluppò una grande capacità di disegno a mano libera, frequentando anche diversi cantieri. Dopo il trasferimento a Berlino frequentò le Accademie di Belle Arti della città e iniziò a lavorare nello studio di Bruno Paul, come disegnatore di mobili. Qui apprese i primi rudimenti di architettura e, nel 1906, potè ricevere il primo incarico.
Da quella prima Casa Riehl a Neubabelsberg, nel Potsdam-Babelsberg, al grattacielo del Seagram Building di New York – dove si trasferì per sfuggire alla dittatura nazista – lunga e densa è la carriera di Mies van der Rohe, famoso anche per le sue frasi, iconiche al pari dei suoi edifici, come “il meno è più”, “less is more”, e “Dio è nei dettagli”, “God is in the details”.
Art Night è un programma di Silvia De Felice e di Massimo Favia e Marta Santella. Regia di Andrea Montemaggiori.
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