Cosa resta di un’icona, quando si va oltre la superficie? Andy Warhol. American Dream, ultimo titolo della stagione La Grande Arte al Cinema di Nexo Studios, si propone di rispondere a questa domanda risalendo alle radici più profonde e meno raccontate del profeta della Pop Art. Diretto da L’ubomír Ján Slivka e prodotto da Attack Film e rtv, il film sarà nelle sale italiane solo per due giorni, il 6 e 7 maggio 2025.
Più che una biografia, il documentario è un viaggio intimo e stratificato, quasi mistico, alla scoperta del lato nascosto di Andrew Warhola, figlio di emigranti dell’Europa orientale, cresciuto tra l’odore dell’incenso bizantino e il sogno industriale americano. “Vengo dal nulla”, ripeteva Warhol, e American Dream prende questo “nulla” sul serio: ne fa il cuore narrativo di un racconto che attraversa i luoghi della memoria e della trasformazione, dalla casa natale di Pittsburgh alle chiese ortodosse della Slovacchia, fino alla frenesia della Factory di New York.
Il tono è quello dell’indagine spirituale: i legami familiari, la fede religiosa, la fragilità fisica e la malinconia dell’artista diventano chiavi per leggere un corpus visivo e concettuale troppo spesso ridotto al feticcio e al glamour. Con l’aiuto di interviste ai nipoti Donald e James Warhola, il film scava tra archivi inediti, confessioni, reliquie biografiche: il tentato omicidio del 1968, il ricovero, la morte, il sepolcro. Ma anche la pittura sacra, l’iconografia bizantina, il silenzio sotto le parrucche argentate.
Sostenuto da un’ampia rete di istituzioni, tra cui l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh e quello di Medzilaborce in Slovacchia, American Dream affianca il lavoro critico a un gesto di restituzione poetica. In fondo, ciò che oggi chiamiamo “Warhol” non è solo la somma di serigrafie, performance, interviste e scatolette di zuppa: è un mito costruito sull’ambivalenza, sull’incontro irrisolto tra sacro e consumo, trauma e spettacolo.
Nel contesto della Grande Arte al Cinema — progetto originale di Nexo Studios distribuito in Italia in collaborazione con Sky Arte, MYmovies, Radio Capital e Abbonamento Musei — questo documentario si distingue per l’approccio non celebrativo, capace di parlare agli appassionati d’arte ma anche a chi cerca una riflessione più ampia sulla cultura contemporanea.
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