Ai piedi del Vesuvio, tra le banchine del porto di Napoli e il suono delle sirene marittime, un Colosseo è sorto dal nulla. O meglio, dai 250 container impilati come mattoni di un’architettura provvisoria e mirabolante, arrivati fino a 70 metri d’altezza per costruire un’arena dove arte, gioco e ironia si sono fusi nella maniera più eversiva e liberatoria possibile. Questa l’arena in cui si è svolta la Coppa Pizzeria, progetto performativo e relazionale itinerante di Daniele Sigalot dalla forma di torneo di calcio assurdo e irripetibile, andato in scena lo scorso 4 maggio.
In campo, 34 squadre di due giocatori ciascuna – aquile, ballerine, gladiatori, marinai, subbuteisti in carne e ossa – si sono affrontate in mini-match da cinque minuti, tra scorrettezze giocose e cori da stadio rielaborati con vena dadaista. Attorno, una comunità di amici, artisti e visionari trasformava il Colosseo in una discoteca a cielo aperto, tra panini, birra, musica e travestimenti: il tutto orchestrato da Antonello Colaps, direttore creativo dell’agenzia Dopolavoro.
«Abbiamo costruito un vero e proprio monumento al nulla», racconta Sigalot. E così il calcio, lo sport più idolatrato e divisivo del nostro tempo, viene elevato a gesto artistico e ludico, dissacrato e sacralizzato nello stesso tempo. «Almeno per un giorno – continua l’artista – arte e creatività hanno lasciato a casa doveri e impegni per dedicarsi solo al gioco e all’ironia»
Romano, classe 1976, Daniele Sigalot ha costruito la sua pratica artistica sul confine sottile tra materiali poveri e suggestioni concettuali: celebre la sua Master of Mistakes, gigantesca palla di carta in alluminio oggi installata nell’aeroporto di Fiumicino, summa scultorea di tutti gli errori creativi che normalmente finiscono nel cestino. Dopo anni vissuti tra Londra, Berlino e una parentesi a Napoli, l’artista è tornato a Roma, aprendo un nuovo studio che porta un nome emblematico: la Pizzeria. Un omaggio a Napoli, città di paradossi e meraviglie, dove quest’anno ha voluto riportare il suo folle torneo, tra farsa e rito, tra performance collettiva e installazione effimera
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