09 marzo 2023

MAXXI, Conversazioni d’autore: Danilo Correale in dialogo con Eva e Franco Mattes

In loop sul desktop: Danilo Correale è il terzo protagonista del ciclo “Conversazioni d’autore": al MAXXI, in dialogo con Eva e Franco Mattes

di Redazione

MAXXI, Conversazioni d’autore: Danilo Correale in dialogo con Eva e Franco Mattes

Danilo Correale è stato l’ultimo protagonista del ciclo “Conversazioni d’autore: tre incontri con i protagonisti del focus Digital Antibodiesin dialogo con il duo artistico Eva e Franco Mattes, rappresentanti di punta della net art, che lavorano manipolando e alterando media, videogiochi, siti, film e pubblicità per denunciare i paradossi della società contemporanea e le sue mistificazioni.

L’opera di Correale, A spectacular miscalculation of global asymmetry, apre il percorso di mostra con tre anonime isole-ufficio in cui una serie di computer lasciati in modalità screensaver proiettano ipnotici video in loop. In occasione del talk, pensato proprio dall’artista – per la prima parte – come un collegamento a distanza, tramite schermi – come il tempo pandemico ci ha abituato – ci si è interrogati in merito alle pressioni che i cultural workers ricevono continuamente. Danilo Correale intitola l’incontro Motivational placebo, un accostamento apparentemente casuale di termini che sono legati all’opera in mostra A spectacular miscalculation of global asymmetry che comprende 28 piccoli oli su tela generati in realtà tramite un software. Il punto di partenza di ogni suo progetto, racconta: «è l’intuizione, l’idea. L’ossessione creativa è rivolta sempre verso un processo che diventa messaggio, la forma è il veicolo attraverso il quale racconto un posizionamento estetico e filosofico. La metodologia che ne derivo è l’assemblaggio di pratiche e linguaggi codificati. La mia pratica si inscrive nella teoria non scritta del Conceptual Materialism, immaginado un sodalizio tra arte concettuale e materialismo storico».

Nel caso particolare di A spectacular miscalculation of global asymmetry, spiega che: «tutto nasce dall’interesse personale per gli studi teosofici di Charles Webster Leadbeater, prete agnostico chiaroveggente, sulle forme pensiero. Le forme pensiero sono manifestazioni formali di pensieri puri complessi risultati di pulsioni emotive, esperienziali e meditative e di interazioni cognitive. Tante sono le connessioni con il mio lavoro: l’interesse per le discipline esoteriche, per le induzioni ipnotiche e per l’epoca della 2^ Rivoluzione Industriale, quando sorse in maniera evidente l’esigenza di occupare il tempo in maniera produttiva».

Il ragionamento che articola Correale muove da un pensiero sinestetico e ci stimola a chiederci come si possa occupare uno spazio che è frutto di un’astrazione e a riflettere su quanto la frammentazione spaziale, nella nostra epoca, necessiti dello sviluppo di nuove strategie di resistenza e nuovi anticorpi, come per esempio il racconto e la narrazione, affinché la rappresentazione trasformi i dati invisibili in dati discorsivi e tasselli di un nuovo lessico realista. In questa prospettiva, dunque, A spectacular miscalculation of global asymmetry «è un progetto realista di realismo capitalista, ovvero una rappresentazione realista di una realtà sempre più vicina a una stratificazione digitale».

Danilo Correale ha scelto di invitare e dialogare con Eva e Franco Mattes non solo perché tra le loro pratiche esistono diversi punti di sovrapposizione, bensì anche perché li considera «trickster», nei termini di creatori di mondi attraverso la sovversione.

Attraverso una serie di esempio il lavoro di Eva e Franco Mattes si presenta come un importante focus sulle tecnologie dell’informazione e sulle loro modalità di influenzare il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri. Lavorano con installazioni, sculture e video, usando formati nativi di Internet, come i reaction videos, ogni volta in maniera insolita. Rispetto a un presente che è sempre più sovraccarico di stimoli, il duo dice: «Continuare ad aggiungere livelli di astrazione implica una velocità travolgente, e come artisti una cosa difficile ma necessaria è mantenere un piede dentro e uno fuori, perché per capire certi processi si deve partecipare». Nell’ottica di mantenere uno sguardo anche sempre esterno alla digitalizzazione, per restare umani e non farsi travolgere, è interessante come essi considerano gli schermi: «Non sono finestre su altri mondi ma piuttosto degli specchi che riflettono il modo in cui funziona il nostro mondo».

L’appuntamento conclude il ciclo di conversazioni d’autore che hanno accompagnato la mostra “Digital Antibodies” mettendo a confronto differenti punti di vista per far riflettere sul significato degli anticorpi digitali e sulla loro assunzione, come persone, come artisti, come istituzioni.

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